La faccenda "Cava del Gozzone" - Associazione per il Parco Culturale di Camaiano

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La faccenda "Cava del Gozzone"

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L'inizio:
Tutto iniziò il 27 giugno 2013 quando il Presidente della Provincia di Livorno Giorgio Kutufà ed il Sindaco del Comune di Rosignano Marittimo Alessandro Franchi informarono la cittadinanza della proposta del nuovo Piano delle attività estrattive che prevedeva l'apertura di una nuova cava d'argilla in località Gozzone...
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La costituzione del CSSTO:
Nel mese di luglio dello stesso anno alcuni abitanti delle frazioni di Castelnuovo della Misericordia, Gabbro e Nibbiaia si autoconvocarono in assemblea per affrontare la questione che tanto allarme suscitava. Nella stessa assemblea fu avanzata l'ipotesi di costituirsi in un comitato permanente per il quale fu scelto il nome di Comitato Salvaguardia e Sviluppo del Territorio e Occupazione (CSSTO)”...
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Il nostro primo anno di lotta:
In quel periodo il CSSTO condusse una intensa attività, con incontri a tutti i livelli, per far valere le proprie ragioni...
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L'approvazione del Piano Cave:
Nonostante che furono presentate ben 45 specifiche Osservazioni alla proposta di Piano cave - che furono sommariamente liquidate senza alcuna motivazione, senza neppure entrare nel merito delle considerazioni svolte - il 10 giugno 2014 il Piano cave venne approvato così come era stato presentato, con la localizzazione di una nuova cava al Gozzone...
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Il ricorso al TAR:
Dopo lo scoramento momentaneo, ancora di più si rafforzò in noi la determinazione nel voler affermare quelle ragioni da noi sempre perseguite, per noi giuste e sacrosante. Così decidemmo di presentare il ricorso al TAR di Firenze...
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La Conferenza Paritetica Interistituzionale:
Successivamente, il Comune di Rosignano Marittimo, in considerazione del fatto che la scelta fatta dalla Provincia era in netto contrasto non solo con il parere negativo espresso ma anche e soprattutto con le proprie previsioni urbanistiche, con la delibera G.C. n. 222 del 12 settembre 2014 chiese alla Regione di attivare la Conferenza Paritetica Interistituzionale...
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Il ricorso della Donati Laterizi
Dopo questo pronunciamento, a Settembre 2015, la Donati Laterizi insieme ai signori Donatella e Avio Locci, comproprietari del podere Gozzone, hanno presentato ricorso presso il TAR di Firenze nei confronti della Regione Toscana, della Conferenza Paritetica Interistituzionale, della Provincia di Livorno e del Comune di Rosignano Marittimo per l’annullamento della deliberazione della citata Conferenza...
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Ma non è finita qui...
La storia non finisce qui: la Donati Laterizi ha fatto ricorso presso il Consiglio di Stato di Roma...

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... e finalmente, dopo 5 anni, il TAR Toscana pronuncia la sentenza sul nostro ricorso, sentenza che ha accolto in pieno le ragioni del Comitato stabilendo che la Provincia di Livorno debba eliminare tale scelta dal Piano Cave approvato il 10 giugno 2014.


L'inizio:
Tutto iniziò il giorno 27 giugno 2013 quando il Presidente della Provincia di Livorno Giorgio Kutufà ed il Sindaco del Comune di Rosignano Marittimo Alessandro Franchi organizzarono un incontro presso il centro Civico di Castelnuovo della Misericordia sul tema: “Adozione del nuovo Piano cave”. In questo incontro la cittadinanza venne informata della proposta di Piano delle attività estrattive che la Provincia aveva elaborato in ottemperanza alle disposizioni della legge regionale.
 
La proposta prevedeva una nuova localizzazione a seguito della richiesta della Donati Laterizi, con fornace situata a Gabbro, di aprire una nuova cava dove estrarre l’argilla necessaria alla fabbricazione dei mattoni. Il sito individuato dalla Provincia si trova in località Gozzone, a Castelnuovo della Misericordia, in un’area mai interessata da attività estrattiva e definita dagli strumenti urbanistici comunali di pregio paesaggistico e non compatibile con l'attività estrattiva stessa.
 
Dal punto di vista di coloro che hanno attività agricole ed agrituristiche, o semplicemente hanno scelto di vivere in campagna, l’apertura della cava avrebbe comportato un ulteriore degrado del territorio, già interessato da presenze con notevole impatto ambientale, come la discarica di Scapigliato che si trova a poca distanza, praticamente di fronte alla zona scelta per l’apertura della nuova cava e che fa sentire i propri effetti a chilometri di distanza. Le perplessità che sorsero non furono poche.

In quel periodo la Proprietà della Fornace lamentava il fatto che non aveva più argilla disponibile per la fabbricazione dei laterizi, dato che la cava di Gabbro era esaurita e quella di Staggiano in via di esaurimento, visto che ulteriori ampliamenti in quest’ultima località non erano possibili a causa di una specifica tutela sul casolare di Staggiano, disposta dalla Sovrintendenza di Pisa.
La Donati Laterizi sosteneva anche, senza addurre prove al riguardo, che solo e soltanto la tipologia di argilla presente al Gozzone era idonea per la fabbricazione dei laterizi che la fornace di Gabbro produceva.

In pratica, si stava presentando l’ennesima contrapposizione tra interessi esclusivamente economici da una parte ed interessi economici ed ambientali dall’altra. Naturalmente, come sempre accade in casi del genere, con compagne di stampa mirate noi venivamo dipinti e descritti come gli “ambientalisti” insensibili che con la loro opposizione mettevano a repentaglio l’esistenza stessa della fabbrica e conseguentemente il lavoro degli addetti, da cui le dichiarazioni del direttore tecnico: “circa 80 famiglie … stanno vivendo un incubo” (in realtà molte di meno…..).
Lo stesso direttore tecnico sosteneva, nei primi mesi del 2015, che la mancata apertura della cava del Gozzone avrebbe comportato la chiusura a breve dello stabilimento che avrebbe avuto “solo sei mesi di autonomia”.

Ma noi eravamo – e tuttora siamo - ben lontani dal volere mettere in difficoltà l’attività della Fornace Donati, nutrendo un profondo rispetto per il lavoro e piena solidarietà con i lavoratori della fabbrica; per noi il punto era semplicemente questo: che senso ha aprire una nuova cava in un’area integra, di alto pregio ambientale e paesaggistico, visibile a 360 gradi da tutta la valle, in un contesto agricolo sano, con una nutrita presenza di abitazioni, di attività economiche come gli agriturismi, con una importantissima realtà come il borgo di Paltratico - confinante con il Gozzone - per il quale era in corso un ingente investimento per il recupero e la valorizzazione? Tanto più che la scelta del Gozzone era priva di qualsiasi effettiva motivazione tecnica, era semplicemente “imposta” e passivamente accettata dalla Provincia, e le valide alternative c’erano e tuttora ci sono, come dimostrato dal fatto che la fornace è ancora floridamente in attività.


La costituzione del CSSTO:
Ma facciamo adesso un passo indietro, tornando all’inizio di questo documento: a seguito del succitato incontro presso il centro Civico di Castelnuovo della Misericordia sul tema: “adozione del nuovo piano cave”, nel mese di luglio dello stesso anno 2013 alcuni abitanti delle frazioni di Castelnuovo della Misericordia, Gabbro e Nibbiaia si autoconvocarono in assemblea per affrontare la questione che tanto allarme suscitava.

Nella riunione furono affrontate le varie problematiche legate al territorio e, in particolare, quali sarebbero state le ulteriori conseguenze se venisse attuato il nuovo Piano cave con la proposta di una cava di argilla in località Gozzone.
L'ipotesi concreta presentata ufficialmente dal Presidente della Provincia di Livorno Kutufà insieme al Sindaco di Rosignano M.mo Franchi preoccupava assai i cittadini che a loro chiesero un incontro per poter affrontare ed approfondire gli studi eventualmente elaborati.
 
Inoltre, tutti i partecipanti all’assemblea concordarono sulla necessità di non alimentare sterili polemiche tra la salvaguardia dei posti di lavoro ed uno sviluppo sostenibile dell'area. Per tale motivo considerarono di vitale importanza un incontro con le amministrazioni interessate, Comune e Provincia, perché convinti che da parte di tutti ci fosse l’interesse a coniugare lo sviluppo con la tutela dell'ambiente, nella consapevolezza che un'immediata convocazione da parte del Sindaco Franchi e del Presidente Kutufà potesse stroncare sul nascere eventuali strumentalizzazioni e polemiche.
 
Nella stessa assemblea, alla quale parteciparono anche operatori turistici ed aziende agricole, fu avanzata l'ipotesi di costituirsi in un comitato permanente per il quale fu scelto il nome di “Comitato Salvaguardia e Sviluppo del Territorio e Occupazione (CSSTO)”.
 
Nessuno degli aderenti voleva che gli operai perdessero il proprio lavoro - tra essi molti avevano familiari ed amici impiegati della Donati Laterizi - quindi uno degli obiettivi da perseguire venne individuato nella necessità di fare un piano della salvaguardia del territorio e al contempo dell’occupazione valutando tutte le opportunità e alternative possibili, senza che nessun attore rimanesse escluso.

Il nostro primo anno di lotta:
In quel periodo il CSSTO condusse una intensa attività, incontrando sia l’Amministrazione Comunale che quella Provinciale. Gli incontri non furono risolutivi ma, quantomeno, consentirono al CSSTO di far meglio conoscere all’Amministrazione Provinciale il territorio e le sue peculiarità.
Il CSSTO chiese all’Amministrazione Provinciale di aprire un tavolo di lavoro che coinvolgesse anche la Regione ma questo invito non fu accolto.
Il sindaco Franchi con gli assessori Pia e Donati dette disponibilità all’apertura di un tavolo di lavoro su cui confrontarsi e cercare una soluzione possibile. Invece, il Presidente della provincia Kutufà affermò solo di poter incontrare il Comitato prima dell’adozione del Piano.

L’attività del Comitato non si esaurì con i contatti intercorsi con Comune e Provincia: furono incontrati i rappresentanti della sezione PD di Castelnuovo e i 5Stelle di Rosignano, e fu pubblicamente data ampia disponibilità ad incontrare chiunque avesse voglia di ascoltare e capire. Vano fu il tentativo di mettersi in contatto con l’Assessore Regionale al lavoro e alle attività produttive, Simoncini.

Il Comitato non si arrese e neppure si è arreso successivamente, come vedremo nel seguito, intendendo proseguire con fermezza la sua strada affinché sul territorio si facessero proposte concrete di sviluppo sostenibile e l’ipotesi cava venisse una volta per tutte abbandonata.
 
Ai tempi grande fiducia venne riposta nell’atteggiamento del Comune, che aveva – ed in effetti ha avuto – un peso determinante nella scelta dell’apertura o meno della cava.
Fin dal 2001, con la delibera nr. 240, il Comune si era pronunciato negativamente nei riguardi della localizzazione di una cava di argilla al Gozzone, relativamente alla procedura di approvazione del PRAER, il Piano cave regionale che in quegli anni era di competenza della Regione Toscana.
Ed anche successivamente, nel 2008, l’Amministrazione Comunale rimarcò questa scelta, inserendo specifiche disposizioni di tutela nel proprio Piano Strutturale.
 
Non per ultimo sulla base di queste scelte amministrative l’area si è sviluppata sotto il profilo agricolo e agricolo biologico, turistico, con la nascita di agriturismi e bed and breakfast, ma anche residenziale grazie alla presenza di stranieri e non solo che hanno comprato e ristrutturato i vecchi casolari che erano stati abbandonati da molto tempo e versavano, quello più quello meno, in uno stato di degrado molto spinto ed alcuni erano ridotti a ruderi: si è riusciti così, in questi anni, grazie all’impegno di coloro che hanno fatto dell’ecosostenibilità una propria prerogativa e scelta di vita, a preservare i valori peculiari e la vera vocazione di questo splendido ed unico territorio.


L'approvazione del Piano Cave:
Fino all’ultimo coltivammo la speranza che la scelta del Gozzone venisse stralciata dall’approvando Piano cave ma così non fu, nonostante che tutti i possibili e legittimi tentativi fossero stati esperiti.
Fu inviata una circostanziata lettera ai Consiglieri che da lì a pochi giorni avrebbero approvato il Piano cave.
Il giorno stesso della riunione del Consiglio provinciale nel quale era stata inserita all’ordine del giorno l’approvazione del PAERP pubblicammo a nostre spese sul Tirreno un articolo che denunciava in maniera oggettiva e con ricchezza di argomentazioni la situazione che si stava delineando, invitando espressamente i Consiglieri a non votare quella scelta che noi ritenevamo arbitraria e priva di reali motivazioni.

Ed a noi si unirono le associazioni di categoria del mondo agricolo – Coldiretti, CIA e Unione Agricoltori – che altrettanto fecero con un articolo in favore dello stralcio della cava del Gozzone dalla proposta di Piano delle attività estrattive.

Ma quel giorno, il 10 giugno 2014, fu molto triste per noi, non solo perché il Piano cave venne approvato così come era stato presentato, ma soprattutto per come si svolse la seduta in Consiglio provinciale e per il clima che si respirava:
erano ben 45 le specifiche Osservazioni alla proposta di Piano adottato dalla Giunta ma furono liquidate sommariamente senza alcuna motivazione, senza neppure entrare nel merito delle considerazioni svolte;
noi - presenti numerosi nella sala consiliare - sperammo fino all’ultimo in una decisione favorevole, specialmente quando il gruppo del PD chiese addirittura di sospendere la seduta per proprie ulteriori valutazioni ma, con la ripresa dei lavori e con i successivi interventi tutte le speranze decaddero. Il solo consigliere Stabile, in coerenza con il parere negativo del Comune di Rosignano Marittimo, coraggiosamente si espresse in quel senso; tutti gli altri votarono a favore.

A quel punto emerse con una chiarezza cristallina che la scelta del Gozzone era una vera e propria forzatura imposta dall’alto, che rispondeva solo a logiche di potere che niente avevano a vedere con l’interesse collettivo; la delusione fu cocente ed una profonda amarezza calò repentinamente sui nostri animi, la consapevolezza di impotenza di fronte alle prassi di un certo tipo di politica fu evidente a tutti noi che in cuor nostro eravamo fermamente convinti della correttezza delle nostre ragioni e che, evidentemente da illusi sognatori, ritenevamo che la politica fosse esercitata ricercando le migliori soluzioni - che esistevano!!! - che potessero contemperare i legittimi interessi di tutte le forze in campo.


Il ricorso al TAR:
Dopo lo scoramento momentaneo, ancora di più si rafforzò in noi la determinazione nel voler affermare quelle ragioni da noi sempre perseguite, per noi giuste e sacrosante.
 
Così, forti delle nostre ragioni, affrontando un considerevole sacrificio economico, fu dato mandato a dei legali del Foro di Pisa di presentare al TAR di Firenze un ricorso amministrativo per l’annullamento della delibera del Consiglio provinciale di approvazione del PAERP, nella parte relativa alla prescrizione localizzativa con la quale è individuata la cava del Gozzone.
 

La Conferenza Paritetica Interistituzionale:
Successivamente, il Comune di Rosignano Marittimo, che avrebbe dovuto adeguare il proprio strumento urbanistico alle previsioni del PAERP, in considerazione del fatto che la scelta fatta dalla Provincia era in netto contrasto non solo con il parere negativo espresso ma anche e soprattutto con le proprie previsioni urbanistiche (per l’area del Gozzone è espressamente vietata l’apertura di nuove cave), con la delibera G.C. n. 222 del 12 settembre 2014 chiese alla Regione di attivare la Conferenza Paritetica Interistituzionale, organismo questo espressamente deputato a dirimere in via amministrativa i conflitti tra Enti per quanto riguarda appunto il contrasto tra differenti scelte urbanistiche.

Ebbene, in data 22 dicembre 2014 la Conferenza si è pronunciata e ha dato ragione al Comune: infatti, la Conferenza all’unanimità ha riscontrato il contrasto tra la previsione del PAERP e il Piano Strutturale del Comune ed inoltre ha stabilito di individuare siti alternativi per l’apertura di nuove cave di argilla.


Dopo questo pronunciamento, a Settembre 2015, la Donati Laterizi insieme ai signori Donatella e Avio Locci, comproprietari del podere Gozzone, hanno presentato ricorso presso il TAR di Firenze nei confronti della Regione Toscana, della Conferenza Paritetica Interistituzionale, della Provincia di Livorno e del Comune di Rosignano Marittimo per l’annullamento della deliberazione della citata Conferenza.
Conseguentemente, la Regione Toscana, il Comune ed il CSSTO (con un nuovo significativo impegno economico) hanno dato mandato ai propri avvocati di resistere in giudizio contro il ricorso suddetto.

Il TAR, nell’udienza pubblica del 12 aprile 2016 si è definitivamente pronunciato sul ricorso, dichiarandolo inammissibile e condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali.



Ma non è finita qui!
La storia non finisce qui: nello stesso 2016 la Donati Laterizi ha fatto ricorso presso il Consiglio di Stato di Roma avverso la precedente decisione del TAR toscano e - di conseguenza - la Regione ed il CSSTO hanno nuovamente adito le vie legali per opporsi a questa ulteriore procedura.
In data 9 maggio 2019 il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale (Sezione Quinta) si pronuncia respingendo l'appello della Donati Laterizi. La sentenza è stata pubblicata il 31 Ottobre 2019.


... e finalmente, dopo 5 anni, il TAR Toscana pronuncia la sentenza
sul nostro ricorso: la sentenza è stata pronunciata il 23 maggio 2019, pubblicata il 4 giugno 2019, ed ha accolto in pieno le ragioni del Comitato stabilendo che la Provincia di Livorno debba eliminare tale scelta dal Piano Cave approvato il 10 giugno 2014.



Abbiamo redatto un comunicato stampa per informare la cittadinanza e condividere la nostra felicità con tutti, offrendo un aperitivo rustico nelle piazze delle tre frazioni collinari del Comune di Rosignano Marittimo; questa inziativa rientrava nel programma di eventi che il Comitato ha programmato per festeggiare la vittoria al TAR Toscana nei confronti della previsione di una cava di argilla in località Gozzone.


Ultimo aggiornamento novembre 2019

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